Disturbi del sonno

“Gli insonni non dormono perché si preoccupano e si preoccupano perché non dormono.”
– Franklin Pierce Adams

Fanno parte dei disturbi del sonno un ampio gruppo di problematiche che possono avere diversa origine e natura.
Tra questi disturbi del sonno, l’insonnia è quello più diffuso, in quanto si è stimato che venga sperimentata occasionalmente da più della metà della popolazione e che circa il 10% della popolazione italiana ne sia affetta in forma cronica.
Chi soffre di insonnia percepisce il suo sonno come insufficiente, insoddisfacente o comunque non adeguato, non riesce a sentirsi riposato a causa delle ore di sonno troppo scarse o di una qualità del sonno troppo disturbata.

L’insonnia può presentarsi in tre modalità diverse:

– insonnia iniziale, quando si fa fatica ad addormentarsi
– insonnia centrale, per esempio se il sonno è interrotto da frequenti e prolungati risvegli
– insonnia tardiva, quando vi è un risveglio precoce al mattino.

L’insonnia può essere provocata da diversi fattori. Può presentarsi come  un disturbo a sé stante, in assenza di altri disturbi, oppure essere accompagnata da vari problemi di tipo organico (ad esempio di tipo respiratorio, cardiovascolare o digestivo) o psicologico (come la presenza di disturbi d’ansia), o, infine, essere legata all’abuso di sostanze psicotrope.

È quindi molto importante chiarire quali siano le cause del problema per poter intraprendere la terapia medica e/o psicologica più appropriata.

L’ insonnia può essere distinta in due tipologie, a seconda della sua durata:
Insonnia situazionale, quando è legata a particolari situazioni stressanti (lutti, problemi lavorativi, problemi relazionali, etc…)
Insonnia cronica, quando perdura per più di un mese, anche in assenza dei fattori che ne hanno provocato la comparsa.

Avviene spesso che vi sia un passaggio dall’insonnia situazionale a quella cronica nel momento in cui le preoccupazioni riguardo al sonno e alla sua mancanza divengono centrali per la persona, andando a sostituire quelle problematiche, legate a eventi stressanti o condizioni mediche, che ne avevano provocato l’insorgenza. In altre parole, è proprio la preoccupazione di non riuscire a dormire che diviene il principale fattore di mantenimento dell’insonnia.

Come intervenire?

Il trattamento dell’insonnia prevede sia l’utilizzo di farmaci, indicati per lo più per la cura delle insonnie situazionali, che trattamenti non farmacologici, nei casi di insonnia cronica. Tra i trattamenti non farmacologici, l’intervento cognitivo comportamentale è quello che ha ottenuto le maggiori prove di efficacia per i disturbi del sonno.

In particolare, la tipologia di intervento che propongo per questo tipo di disturbo si basa innanzitutto sulla valutazione del tipo di insonnia presentato dal paziente, al fine di poter proporre il trattamento più adeguato. In seguito a questa valutazione si potrà andare ad agire sui diversi tipi di fattori, comportamentali, cognitivi ed emotivi, che mantengono il disturbo.
L’intervento potrà quindi articolarsi su diversi piani, a seconda dei bisogni del singolo paziente, da quello di una corretta psicoeducazione, volta a favorire una corretta igiene del sonno, al far sperimentare una serie di strategie e tecniche, derivate anche dalla Mindufulness, volte a favorire il rilassamento, fino a focalizzare tutta quella serie di pensieri e convinzioni disfunzionali che contribuiscono a mantenere il disturbo.


Dott.ssa Celeste Bernardini

Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa clinica
Via Frugoni, 1/3psicologa
16121 Genova
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